IL RIPRISTINO DELL’UNIFORME PER IL PERSONALE MILITARE IN CONGEDO. UN ATTO DI GIUSTIZIA E DIGNITA’.

“Chi ha servito l’Italia per 40 o 50 anni, deve poter continuare a indossare la sua divisa!” Così il Ministro della Difesa Guido Crosetto alla cerimonia del cambio dei Vertici della Marina Militare, lo scorso 6 novembre 2025.
Apprendo con enorme soddisfazione la notizia della pubblica dichiarazione del Ministro su un argomento tanto caro a migliaia di Italiani che, nel corso degli anni, hanno servito con onore la Patria, operando in uniforme sia per assolvere ai doveri della leva, sia per una scelta di vita e che, dal 2019, subiscono una sorta di “ostracismo” grazie alla improvvisa (ed è un eufemismo!) decisione dello Stato Maggiore della Difesa di modificare con poche righe l’intera Sezione VI Capo 31 della precedente SMD-G-010 edizione 2002 con il Capitolo VII, punto 1, della SMD-G-010 del 2019 (firmata dall’allora CSM della Difesa Gen. S.A. Enzo Vecciarelli il 29 novembre 2019) che recita: “Ai militari delle categorie in congedo è sempre precluso l’uso dell’uniforme al fine di evitare ogni possibile confusione con i militari in servizio, ad eccezione di particolari casi legati all’espletamento di funzioni/incarichi di interesse della Difesa, espressamente richiamati da specifiche disposizioni”.
Al di là delle scarne motivazioni ufficiali e di facciata che parlavano di “… evitare confusione tra militari in servizio e in congedo….”, le reali motivazioni della decisione presa sono rimaste ignote.
Come non pensare che l’intento recondito delle motivazioni di questa iniziativa fosse, per qualcuno nei palazzi dello Stato Maggiore della Difesa, di togliersi “qualche sassolino dalle scarpe” nei confronti del personale che, seppur in congedo, continua a mantenere la titolarità del grado rivestito e la dignità dell’uniforme ma con il quale il personale in servizio sembra avere, per ragioni ignote, una inspiegabile ritrosia a mescolarsi, quasi dimenticando che – in un più o meno prossimo futuro – anche coloro che oggi navigano impettiti e trionfi nei corridoi degli Stati Maggiori verranno inesorabilmente colpiti dai “limiti di età”.
Avanti dunque con il ripristino di quella dignità e dell’orgoglio per quella “militarità” e per quel “senso di appartenenza” mai venuti meno in tantissimi che, in giorni vicini o lontani, sono stati orgogliosi di servire in uniforme la Patria e di onorare il nostro Tricolore.
Allo scrivente rimane la soddisfazione di vedere esaudito il desiderio di tanti Veterani del quale si è fatto portavoce fin dal 2022 -anno di insediamento dell’attuale compagine governativa – utilizzando tutti i mezzi a sua disposizione e le conoscenze acquisite in anni di militanza, per veicolare una proposta di modifica alla normativa del 2019 – secondo uno studio e una proposta a suo tempo maturata nell’ambito dell’Unione Nazionale Ufficiali in Congedo d’Italia (UNUCI) – a Sottosegretari, Membri delle Commissioni Difesa e, da ultimo, riuscendo a farla giungere fino ai Vertici dello Stato Maggiore della Difesa, grazie alla fattiva collaborazione di comuni conoscenze.
Sarà stato un contributo determinante? Non è dato saperlo e, probabilmente, mai si saprà ma rimane la soddisfazione e l’orgoglio di vedere la gioia negli occhi dei tanti Veterani che ritrovano finalmente, nelle auspicate intenzioni del Ministro della Difesa, il senso dei loro sacrifici e della loro dedizione alla Patria.
Si dice spesso che “l’abito non fa il monaco” ma, certamente, l’uniforme fa il Veterano e il Patriota.
Grazie, Signor Ministro, per averci ascoltati!

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