Occupazioni e legalità, ideologia a Milano

Leggo con dispiacere di un recente intervento del Sindaco che auspica una fusione tra la società regionale e la società comunale di gestione delle case popolari. Osservo che un Sindaco dovrebbe occuparsi più e meglio di gestire il patrimonio abitativo con un particolare riferimento alla sicurezza, piuttosto che lanciarsi in operazioni di unione/fusione che hanno una logica di mercato e di retribuzione della burocrazia.

I cittadini milanesi che hanno bisogno dell’edilizia popolare devono potersi confrontare con una cultura della legalità che troppi partiti della sinistra radical chic non hanno.

Si tratta di una cultura che appoggia apertamente le occupazioni dei centri sociali, favorendo operazioni di modifica del valore degli alloggi di varie aree di Milano.

Le condizioni di illegalità a loro volte favoriscono l’occupazione di alloggi da parte di categorie di persone che godono dell’appoggio dei gruppi di estrema sinistra, a loro volta difesi con argomentazioni fantasiose ed articolate dalla giunta comunale e dallo stesso sindaco.

Non è bene che la politica della città sia delegata a persone buone per tutte le stagioni e che fanno parte di un’area culturale ben arroccata nel primo municipio, ma che diffonde briciole al di fuori.

Io appartengo ad un’area culturale che promuove una cultura della legalità senza alcun “se” e senza alcun “ma.

A quella del mio partito aggiungo la mia, quella di tanti servitori dello Stato che non deflettono mai da ciò che è il dovere ed il servizio ai cittadini

Mi permetto di rammentare la norma del codice penale (Art. 633) che recita “chiunque invade arbitrariamente terreni o edifici altrui, pubblici o privati, al fine di occuparli o di trarne altrimenti profitto, è punito, a querela della persona offesa, con la reclusione fino a due anni o con la multa da 103 euro a 1.032 euro“. L’interpretazione di questa norma è per me univoca e noto con rammarico che una cultura lassista ha ispirato l’amministrazione comunale della nostra città.

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