Combattere la guerra dei poveri
L’esperienza che ho maturato in organizzazioni impegnate nella solidarietà, oltre al servizio svolto in aree di crisi, mi consente di mettere a fuoco un problema di gestione e coordinamento delle attività solidali che, a mio avviso, dovrebbe risalire alla responsabilità del Comune.
Milano è una città in cui vi è una gran varietà di organizzazioni impegnate nel garantire ai senza tetto alcune attività di sostegno, ma un insieme così vasto e composito ha bisogno di una funzione di coordinamento che consenta un livello di assistenza efficiente.
Io ho vissuto l’esperienza dei City Angels di cui sono particolarmente fiero, ma devo rilevare che la maggioranza di queste organizzazioni non godono di un sostegno concreto da parte del Comune, ricordo che la mancanza di autorizzazioni all’accesso nelle aree centrali ha causato delle multe ai mezzi di queste organizzazioni. Le zone di intervento di questa galassia di associazioni sono spesso autodeterminate, ciò che genera un fenomeno per cui vi sono delle sovrapposizioni in alcune aree e l’assenza d’intervento in altre.
Mi fa ben piacere sapere che alcuni dei cosiddetti “centri sociali” abbiano “cooperato” con il Comune durante la fase dura della quarantena, ma il Comune dovrebbe aiutare tutte le associazioni, non solo quelle politicamente fiancheggianti la maggioranza.
Tutte le risorse associative devono essere sfruttate se si vuole realmente elevare il tono solidale di una città che ha nella sua storia tanti esempi di solidarietà, ma che sono sempre stati lasciati soli dalle istituzioni.
La guerra contro la povertà e le difficoltà di tanti senzatetto milanesi si dovrebbe combattere anche con un organismo comunale che aiutasse l’associazionismo ad operare in maniera territorialmente opportuna, attivando un sistema di generazione di fondi adeguato e fornendo un supporto in termini di normativa comunale. Il solidarismo non può essere dovuto soltanto ai sentimenti dei milanesi, da una parte, e non deve essere viziato da considerazioni di parte, che di per se non sono nobilitanti.
Nella lunghissima lista di immobili abbandonati si possono scegliere quelli che possono essere usati come infrastrutture per fornire servizi ora affidati alla buona grazia dei volontari.
Nel mio programma ho convintamente inserito la necessità di incrementare le strutture di ricovero per indigenti e senza tetto prevedendo la realizzazione, al loro interno, di presidi sanitari di primo soccorso e di un servizio di sorveglianza, allo scopo di garantire un sufficiente livello di sicurezza a favore del personale ospitato e degli operatori. Ritengo anche che si debbano prevedere aree di ospitalità per gli animali di affezione di proprietà degli utenti ospitati, in modo da consentire loro un confortevole ricovero. Non ho bacchette magiche, ma con il vostro aiuto e con l’ascolto del territorio si può sicuramente migliorare la situazione.