È da sempre opinione comune che le Forze Armate siano lo strumento principe per garantire la difesa e la sicurezza di uno Stato (o almeno di quegli Stati che abbiano una chiara visione dei loro interessi nazionali da difendere) e pertanto, quale che sia l’orientamento politico di chi è alla guida di tali Nazioni, le Forze Armate vengono considerate come uno dei principali fattori su cui si basa la sicurezza e la tranquillità dei propri Cittadini ma, anche, un’ importante chiave di sviluppo economico intesa sia come opportunita’ di realizzare una solida industria della Difesa in grado di sviluppare studi e ricerche nel settore specifico, ottenendo un know-how che consenta una efficace politica di esportazione di prodotti per la Difesa (con benefici in termini di assunzioni e lotta alla disoccupazione), sia come riflesso della sicurezza stessa basata sull’efficienza del loro apparato difensivo che contribuisce a garantire la stabilità di quella Nazione e che – di conseguenza – stimola imprese e investitori stranieri a operare in quel Paese.
Tutto ciò in Italia sembra non essere preso per nulla in considerazione dal momento che le nostre Forze Armate sono, tradizionalmente, neglette e oggetto di scarsa quanto superficiale attenzione da una classe politica ed una pubblica opinione ideologicamente schierate o molto più interessate a situazioni di “gossip” mediatico.
Il caso di Milano e della Lombardia può essere considerato emblematico di tale stato di cose: la regione più popolosa d’Italia ( dieci milioni di abitanti circa) e motore economico della Nazione, rimasta praticamente sguarnita di reparti militari operativi in grado di fornire adeguata cornice di sicurezza, in concorso alle Forze dell’Ordine, ai Cittadini. Quanti di voi realizzano che per mettere in atto i dispositivi di controllo e sicurezza della Operazione “Strade Sicure” che vede, ogni giorno, centinaia di militari dell’Esercito operare attività di controllo e repressione dei crimini sul territorio, in sistema con Polizia, Carabinieri e Guardia di Finanza fin dal 2009, occorre inviare in Lombardia reparti militari da tutto il resto d’Italia, con costi quadruplicati rispetto alla possibilità di impiegare assetti dislocati stabilmente nel territorio metropolitano? tutto questo grazie ad una politica assolutamente assente (anzi, troppo spesso compiacente) che nulla ha fatto per mantenere nell’area milanese e lombarda Unità prestigiose e legate alla storia del nostro territorio (come non ricordare i gloriosi reggimenti 3o Bersaglieri e 5o Alpini, l’Artiglieria a Cavallo, le Brigate Legnano e Brescia) trasferiti o soppresse nel più assordante silenzio dell’opinione pubblica e di una politica locale asservita a vecchi preconcetti ideologici che ha sguarnito il territorio lombardo, senza prendere in considerazione il fatto che, in tal modo, si sarebbe creato un grave problema di sicurezza e instabilità nell’area.
Ma quali benefici produrrebbe una maggiore presenza militare a Milano e in Lombardia? il primo e più intuitivo vantaggio è senza dubbio una maggiore sicurezza per i Cittadini. In un’area che, stando alle cronache degli ultimi tempi, è diventata una tra le più insicure d’Italia in fatto di crimini predatori e violenze a sfondo sessuale, dove la percezione di sicurezza nei Cittadini è ormai ai minimi storici, la possibilità di disporre di reparti militari dislocati in pianta stabile sul territorio, in grado di fornire un supporto qualificato e immediato alle Forze dell’Ordine, è sicuramente un moltiplicatore di forze nella prevenzione e repressione dei cosiddetti “reati di strada” i quali, se pur non particolarmente efferati come quelli portati avanti dal crimine organizzato, risultano essere i più temuti e incidenti sulla percezione di sicurezza e, quindi, sulla qualità della vita dei Cittadini.
Un’altra opportunità fornita dalla presenza militare sul territorio verrebbe sicuramente data dalla possibilità di impiegare aree depresse e degradate del territorio urbano (si pensi, ad esempio, all’ormai famigerato bosco di Rogoredo a Milano) quali aree addestrative temporanee per i reparti militari che certamente, già solo con la loro presenza, contribuirebbero non poco ad una capillare sorveglianza delle aree in questione, fornendo, nel contempo, un contributo determinante alla scomparsa o, quanto meno, al forte ridimensionamento dei fenomeni delittuosi in loco.
Cosa dire poi della possibilità di riqualificazione delle aree e dei quartieri in cui verrebbero a insediarsi i reparti militari? riqualificazione di stabili, aree e alloggi da assegnare a personale militare e famigliari che porterebbero finalmente un moto di virtuosita’ civica in quartieri dell’area metropolitana ormai da lungo tempo destinati al degrado e all’abusivismo.
Un altro indubbio vantaggio derivante dalla presenza militare sul territorio è, forse, meno intuitivo e immediato ma non per questo meno importante e determinante: lo sviluppo economico.
È innegabile che l’economia si sviluppa maggiormente laddove la situazione ambientale e sociale è più stabile e priva di pericoli per gli investimenti di capitali. Va da sé che un territorio considerato sicuro sotto il profilo della stabilità sociale e del rispetto delle regole, sia particolarmente gradito agli investitori di capitali, specie stranieri, che non desiderano certo vedere il loro denaro investito in attività insidiate da micro e macro criminalità, che purtroppo, in questi ultimi tempi, sembrano inarginabili nel nostro territorio, in particolare nelle perifierie, colpevolmente trascurate dalle ultime amministrazioni intente a ricercare facili consensi altrove.
In conclusione, un ripensamento della classe politica -specialmente dopo l’ultima tornata elettorale- circa una più capillare e qualificata presenza di reparti militari stanziati sul territorio milanese e lombardo è fortemente auspicata, a premessa di tutte quelle azioni mirate a restituire ai Cittadini la serenità e la possibilità di poter vivere pienamente la loro città, ritornando ad appropriarsi di luoghi che migliorino la qualità della loro vita, scevri da timori e paure, certi di essere tutelati da quello Stato di cui essi sono componente primaria e sovrana.

Mauro Arno’
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