Milano, città ideologicamente insicura

Milano è una città in cui ci tocca vedere lo spettacolo triste di una giunta che sostiene di avere capacità nel dare sicurezza ai cittadini, ma le cui scelte ideologiche vanno nella direzione opposta.

Immigrazione incontrollata, tolleranza verso l’illegalità dei Centri Sociali, diffusione di un associazionismo non spontaneo, organico alla concezione ideologica delle lobby radical chic milanesi, sono i capisaldi concettuali da cui nasce il disordine e l’insicurezza di una Milano in cui si vuol far credere che l’illegalità delle occupazioni sia un tipo accettabile di corpo sociale intermedio. Sono passati i tempi delle società di mutuo soccorso, vere associazioni solidali che non chiedevano soldi allo Stato.

La sicurezza è una cosa pratica, complessa, che coinvolge molti attori istituzionali, il Comune vi deve entrare a pieno titolo, ma senza paraocchi ideologici. La declamazione mediatica di una presunta cultura della legalità dell’attuale maggioranza non nasconde l’oggettiva illegalità delle occupazioni, della gestione al di fuori di ogni norma di attività economiche e, soprattutto, l’arroganza e la violenza verbale e fisica di gruppi che sembrano essere “antagonisti”, ma che sono in una filiera di potere che garantisce voti e zone franche a chi vive nell’illegalità e modifica l’assetto urbanistico della città, con grande piacere dei palazzinari.

Il Sindaco Sala ha affermato in ripetute occasioni che i centri sociali “forniscono una produzione culturale alternativa e un’aggregazione a basso costo”. Dietro quest’affermazione si nasconde il modo in queste cose vengono svolte. In un momento in cui non si riesce ad andare a ballare il liscio, scopriamo che, al Leoncavallo come in altri centri sociali, puoi godere di “Musica Dal Vivo, Teatro, Mostre, Incontri, Attività Sperimentali, Artisti Emergenti, Dj Set, Dancehall”. Sempre dal sito del Leoncavallo, storico centro di illegalità e violenza, apprendiamo che “tutte le attività che vi si svolgono sono autofinanziate, significa che aiuti a sostenere attività e progetti”.

Non si capisce per quale ragione coloro che fanno onestamente e regolarmente musica, teatro ed altro debbano assoggettarsi a regole che non valgono per i teppisti al guinzaglio dei salotti della sinistra milanese. Ancor meno si capisce perché i bar di Milano siano obbligati a produrre uno scontrino per ogni caffè, mentre i centri sociali possono offrire ogni ben di Dio nella più completa irregolarità. Non ho mai visto i solerti vigili della Polizia Annonaria battere i centri sociali così come fanno con i mercati e gli esercenti.

La Sicurezza è un concetto che sovrasta tutti gli altri, senza sicurezza non si può fare nulla e le scelte politiche devono essere particolarmente rigorose nel garantire che non vi siano zone di disordine, di permissivismo e di partigianeria politica.

La sinistra milanese, come peraltro in tutta Italia, deve abbandonare le sue derive ideologiche ereditate dal Novecento, il secolo delle grandi dittature, per calarsi nella realtà della difficoltà a condurre attività economiche di prossimità in un quadro di post pandemia e di follia burocratica post COVID, sperando che sia davvero “post”.

Io cercherò d’impegnarmi affinché l’illegalità sia sempre punita e mai tollerata e affinché gli organismi comunali diventino dei facilitatori di attività economiche legali dal cui reddito trarre le risorse pubbliche in maniera ragionevole. Per tale ragione mi dedico all’ascolto dei cittadini nei mercati e negli esercizi pubblici non solo nel municipio in cui risiedo.

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