Milano e la Sanità virtuale, buio oltre il portale
L’epidemia di SARS CoV2 ha dato un ulteriore colpo alle condizioni di cura che riceviamo. Sia i medici di famiglia, sia le aziende sanitarie si sono rifugiate dietro uno schermo virtuale oltre il quale è veramente difficile arrivare per ricevere cure.
Quale che sia la dimestichezza che i milanesi abbiano con la tecnologia, quando stai male hai bisogno di spiegarlo a qualcuno e di sapere che medicine prendere, ormai sappiamo tutti che la “tachipirina e la vigile attesa” hanno fatto fuori un sacco di gente. In particolare, non credo che i servizi sanitari possano essere solo il riflesso di un sistema digitale, per quanto utile e prezioso.
Da quando l’epidemia è iniziata, in molti hanno perso la possibilità d’incontrare il proprio medico di base, quello che una volta era il medico di famiglia, ed hanno intrapreso un’interazione fatta di mail, messaggi SMS e WhatsUp che non mi pare possa costituire la base di un sistema di cura realmente efficace.
Allo stesso modo, non è con i portali che si possono erogare servizi medici come le vaccinazioni, che necessitano di uno stretto rapporto tra medico e paziente, quello che non è avvenuto nella fretta di inoculare qualsiasi cosa a qualsiasi paziente, lo dice uno che ha fatto il vaccino.
In buona sostanza, io sono convinto che sia necessario creare, di concerto con la Regione Lombardia, dei presidi ambulatoriali decentrati sul territorio allo scopo di offrire servizi sanitari di primo livello e/o specialistici in convenzione con il Servizio Sanitario. A tali presidi bisogna anche abbinare un sistema di trasporti specifico per persone con limitata capacità di movimento.
Deve finire questa stagione di virologi e medici televisivi con i quali la scienza medica non ha nulla a che vedere.
Farsi un’iniezione non è un’atto di patriottismo di cui parlano tanti radical chic che non hanno mai creduto nella Patria, ma un atto specifico e consapevole che nasce dal rapporto tra un medico dotato di scienza e coscienza ed un paziente che esercita il diritto costituzionale di libertà di cura.
Mauro Arnò