Il recente episodio, frettolosamente denominato di violenza e, finanche, di “tortura” attribuito ad alcuni agenti della Polizia Locale di Milano su una transessuale, che dopo aver molestato ragazzini e genitori davanti a una scuola cittadina, resistito all’arresto spedendo un agente in ospedale con ferite causanti una prognosi di quindici giorni, un tentativo di fuga e la minaccia di imbrattare gli agenti intervenuti con sangue infetto, merita – credo – una attenta riflessione per evitare di peggiorare ancora una situazione già abbastanza compromessa.
Il personale della Polizia Locale viene generalmente considerato come quel genere di persone che passa il suo tempo a fare multe (pare che ora non sia più necessario nemmeno appore un biglietto sul parabrezza).
In realtà la Polizia Locale si trova spesso a gestire situazioni abbastanza complesse, come quella che – recentemente – ha visto coinvolti alcuni di loro nel caso citato in apertura i quali, puntualmente, sono stati lasciati soli a fronteggiare il montante sdegno radical chic dei benpensanti meneghini senza neanche dar loro il tempo di dire alcunché in loro difesa.
Anche a loro deve essere garantita – nell’esercizio delle loro funzioni – una adeguata tutela, deve esser loro impartito un addestramento adeguato e deve essere fornito un opportuno insieme di armi, soprattutto non letali.
Il primo elemento di situazione che si tende a dimenticare è che cresce stabilmente il numero di persone che, per le più svariate ragioni, perde il controllo di sé, dà in escandescenze e diventa assolutamente difficile da trattare. Droga e disadattamenti sono difficili da trattare quando esplodono dopo che nessuno si è occupato di queste cose.
Il secondo elemento che si deve tenere presente è che l’orientamento culturale dominante vede di mal occhio le Forze dell’Ordine e bolla sempre e senz’appello l’uso della forza. Che sia per difesa personale o per la tutela della sicurezza pubblica.
Al contrario, l’uso legittimo della forza è un importante elemento di tenuta della società. Una dovizia di articoli del codice punisce gli abusi; è, quindi, inutile schierarsi sempre da una sola parte, che non è mai, per il mainstream purtroppo imperante nel nostro Paese, – per ideologia o per moda – quella degli Operatori delle Forze dell’Ordine!
Il fatto che alcuni frammenti di video mostrino alcuni Operatori della Polizia Locale dare di manganello alla trans, senza una considerazione e una valutazione accurata di tutto l’evento, dimostra una tendenza ad avvalorare tesi ideologiche piuttosto che a cercare soluzioni a problemi diffusi, seri e che non si possono affrontare con la pretesa di accusare sempre e solo le Forze dell’Ordine di tortura.
Milano non ha più gli anticorpi culturali per affrontare la piaga dei reati e delle violenze e non può affrontare la violenza pensando solo a criminalizzare le Forze dell’Ordine.
Bisogna studiare razionalmente e con buon senso il problema operativo di chi ci deve difendere e si deve prendere atto della necessità di dotarli di armi non letali al fine di non arrivare ad eventi infausti.
Tutti i giorni i nostri tutori dell’ordine lasciano, purtroppo, sul terreno morti e feriti a causa di una delinquenza che ormai ha la convinzione della propria impunità grazie a leggi iper-garantiste promulgate nel corso degli anni sull’onda dell’ideologia radical-chic imperante, ma non hanno video operatori pronti sul posto a riprendere i facinorosi e non hanno avvocati radical chic pronti a tutelarli legalmente.
Mauro Arno’