“Si schierano i Labari delle Associazioni Combattentistiche e d’Arma!”. In ogni cerimonia militare, al suono di queste parole, rappresentanti di Armi e Corpi delle nostre Forze Armate sfilano fieri e orgogliosi per aver servito il nostro Tricolore indossando i simboli dei propri Reparti, gelosi del proprio retaggio storico e testimoni della continuità tra il personale in congedo e quello in servizio del quale condividono gli stessi valori di Fedeltà e Amor di Patria.
Purtroppo, nel corso di ogni cerimonia, non si può fare a meno di constatare che l’età anagrafica degli appartenenti a tali Associazioni aumenta inesorabilmente mentre il ricambio generazionale, che ai tempi della Leva era assicurato da sempre nuove adesioni al congedo di ciascun contingente, ormai non avviene quasi più poiché – nell’era del personale volontario – coloro che lasciano il servizio attivo sono numericamente pochi e senza particolare interesse a far parte di sodalizi i quali, oltre a partecipare a qualche cerimonia o manifestazione a carattere storico-militare, poco o null’altro hanno di attrattivo per coloro i quali, uscendo dal mondo militare per reimmettersi nel mondo “civile” – sia che ciò avvenga per cercare nuove opportunità di lavoro, sia per godere del meritato congedo per limiti di età – cercano supporto e nuove opportunità per il rientro in un contesto dal quale si erano allontanati indossando l’uniforme.
Ecco quindi che, per scarsa attrattività, i sodalizi combattentistici e d’Arma si stanno progressivamente anemizzando. Come poter invertire, a questo punto, la tendenza negativa e ricostruire un “circolo virtuoso” che consenta di rigenerare attorno al mondo dell’associazionismo militare un nuovo interesse e una nuova capacità di “attrazione” verso di esso?
La risposta al quesito non può che scaturire da una approfondita analisi di quali siano le necessità del personale (sia esso in servizio o in congedo). Ecco quindi che l’aiuto al reinserimento nel mondo del lavoro, il supporto sanitario agevolato, la consulenza nel campo legale, amministrativo e sociale per i militari in servizio o in congedo e per i loro famigliari potrebbero essere attività di sicura attrazione verso le Associazioni Combattentistiche e d’Arma che potrebbero finalmente offrire supporto reale e utile a nuclei famigliari spesso costretti a vivere lontano dai luoghi d’origine e quindi in difficoltà a risolvere piccoli o grandi problemi senza il supporto e il sostegno di parenti e conoscenti.
Le Associazioni, sfruttando le potenzialità intrinseche di molti loro associati i quali – dopo il periodo di servizio militare – si sono ben radicati nel substrato sociale e professionale del territorio, in virtù delle proprie esperienze lavorative e personali possono creare una solida e proficua rete tra il territorio e il personale militare in servizio e in congedo, consentendo una rapida e felice integrazione nella vita delle comunità locali.
In conclusione, una nuova “mission” per le Associazioni Combattentistiche e d’Arma si rende necessaria per combattere la “desertificazione” delle proprie sezioni, attivando una nuova “funzione operativa”: il supporto al personale in servizio e in congedo e alle rispettive famiglie allo scopo di suscitare un nuovo interesse nei loro confronti che, al di là della sacrosanta custodia dei Valori e delle Tradizioni dei Corpi e delle Armi di provenienza, sviluppino nuove “funzioni” di concreto sostegno e utilità per i giovani in uniforme in maniera di riaccendere e consolidare quello “Spirito di Corpo” che da sempre accomuna chi serve o ha servito la Patria nelle nostre Forze Armate.
Mauro Arno’